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Santa Maria de Mattias

Maria de Mattias nasce il 4 febbraio 1805 a Vallecorsa, in provincia di Frosinone, nello Stato Pontificio, nello stesso giorno viene battezzata nella chiesa di San Martino dove riceve il nome di Maria Matilde. Giovanni e Ottavia De Angelis ebbero nove figli, ma ne sopravvissero solo tre: Maria, Michele e Antonio.

La sua famiglia, tra le più ragguardevoli e benestanti di Vallecorsa, è nutrita da profonda fede cristiana; insieme all’agiatezza economica c’era anche un forte impulso culturale ma alle donne della famiglia, come era uso del tempo, era proibito studiare. Il padre era il gonfaloniere della città, è amorevole e comprensivo verso la vivacità ed irrequietezza di Maria, rispetto a mamma Ottavia che difficilmente sopportava il carattere ribelle di sua figlia; guidata dal padre, ella sviluppa un grande amore a Gesù, Agnello immolato per la salvezza dell’umanità, apprese e interiorizzò non solo i fondamenti della fede, ma soprattutto episodi e figure della Sacra Scrittura che egli le leggeva sin dalla tenera età, sia davanti al camino che a letto prima di addormentarsi. 

Tutta la sua adolescenza e giovinezza è vissuta in un periodo molto doloroso e sanguinario per il paese e il territorio intorno che vivevano la tragedia del brigantaggio. Nell’anima di Maria, infatti, maturava un confronto tra il sangue umano versato nell’odio e nella vendetta, e quello di Cristo versato per amore, Sangue che salva. Senza istruzione, senza contatti con l’esterno a causa del pericolo che il suo ceto sociale comportava, la paura di rapimenti, riscatti e vendette era molto reale, la piccola è stata testimone oculare di un omicidio. Il giorno di Pasqua, per una vendetta dei briganti, ha visto uccidere prima il padrino, Carlo Dori, e poi sua moglie che è stata fatta morire in chiesa, dove aveva cercato rifugio. Maria visse la fanciullezza e prima adolescenza ripiegata a contemplare la sua bellezza davanti allo specchio dove faceva e disfaceva le lunghe trecce. Giunta all’adolescenza andò alla ricerca del senso della propria vita: sentì il bisogno di un amore senza confini; è sempre attraverso il dialogo con il papà a cui rivelò il suo buio interiore e il suo affidarsi alla Madonna perché le desse lume, che Dio le fece sperimentare bellezza del suo amore che si è manifestato in Cristo Crocifisso che dona tutto il suo Sangue. Nel 1822, Maria Matilde ha 17 anni, giunge a Vallecorsa il canonico don Gaspare Del Bufalo, Missionario del​​ Preziosissimo Sangue, inviato a predicare

una missione popolare, fu quella l’occasione che diede inizio al cambiamento che portò il suo cuore e la sua anima a capire che non voleva e non poteva trascorrere la sua esistenza e rimirarsi nello specchio e a vantarsi della sua lunga capigliatura. Questo percorso di cambiamento avrà una svolta importantissima quando, due anni più tardi, nel marzo del 1824 arriva a Vallecorsa un altro Missionario del Preziosissimo Sangue, discepolo di don Gaspare, don Giovanni Merlini che, su incarico diretto del fondatore, prende la direzione spirituale della giovane Maria. Nei dieci anni successivi attraverso il rapporto con il Merlini, fatto di confessioni, scambio epistolare e lunghe chiacchierate, Maria De Mattias viene preparata a divenire, la fondatrice delle Suore

Adoratrici del Sangue di Cristo. Era convinta, infatti, che la riforma della società nasce dal cuore della persona e che, questa, si trasforma quando giunge a comprendere quanto preziosa sia agli occhi di Dio, di quanto amore è stata fatta oggetto: Gesù ha dato tutto il suo Sangue per riscattarla. Lo aveva sperimentato lei per prima, per questo cercava di condurre tutti, piccoli e grandi, a scoprire quello che a lei era stato svelato e che l’aveva trasformata.

Quando il 1 marzo 1834 a 29 anni ella lascia Vallecorsa per Acuto, salutando per sempre l’amatissimo padre con la certezza che non lo rivedrà più, è pienamente convinta che non andrà in quella cittadina solo per quello a cui era stata chiamata dal Sindaco e dal Vescovo, cioè per fare scuola alle fanciulle,aveva imparato da sola a leggere e a scrivere; ma, come ella stessa scrive all’Amministratore Apostolico di Anagni, Mons. Giuseppe Maria Lais, per fondarvi un monastero, cioè un Istituto di Suore che avrebbero speso la vita per far conoscere a tutti l’Amore Crocifisso Gesù e la potenza salvifica del suo Sangue. 

Il 4 marzo 1834 lei “dà inizio all’Opera” e il Sangue di Cristo fu la sorgente, la forza, la motivazione che la portò subito non solo a insegnare a leggere e a scrivere alle giovani acutine, ma a radunare mamme e giovani per catechizzarle e istruirle nella “sana dottrina”, per innamorarle di Gesù e educarle a vivere cristianamente, secondo il proprio stato.

Gli uomini, a cui non poteva parlare, secondo il costume del tempo, andavano spontaneamente ad ascoltarla ed anche di nascosto; i pastori, abbandonati a sé stessi chiesero di essere istruiti da lei e per di più dopo il calar del sole; la gente accorreva alle funzioni sacre per ascoltare la maestra. 

Maria così, da ragazza timida e introversa, era diventata una predicatrice che affascinava le fanciulle, gli adulti, i semplici e le persone colte, i laici e i sacerdoti perché, quando parlava di Gesù e dei misteri della fede era come se avesse visto di persona quelle realtà. Il suo desiderio struggente era infatti che neppure una goccia del Sangue Divino andasse perduta; che raggiungesse tutti i peccatori per purificarli e perché, lavati in quel fiume di misericordia, ritrovassero la via giusta per la pace e la comunione tra gli uomini.  

Presto a lei si unirono altre giovani che, animate e infervorate dallo stesso desiderio di collaborare all’Opera redentiva di Cristo, le permisero di aprire altre Comunità; da Acuto, arroccato sulla montagna, ben presto le Case delle Suore Adoratrici del Divin Sangue si propagarono nell’allora Stato Pontificio e del Regno di Napoli; la prima, dopo Acuto, fu proprio Vallecorsa, , esattamente 5 anni dopo la sua partenza dal suo paese natale, nel 1840.​

Lei stessa dal 1834 al 1866 attraversò tutto il centro Italia, visitando paesi per aprire nuove Comunità e consolidare quelle già esistenti; ovunque andava Maria De Mattias annunciava il potere riconciliante e redentivo del Sangue di Cristo. Tutto questo non le fece risparmiare fatica; non si abbatté nelle contrarietà; operò sempre in profonda comunione e in obbedienza alla Chiesa e per amore di essa. Consumò la sua esistenza nel solo desiderio di dar gusto a Gesù che le aveva rubato il cuore sin dalla giovinezza e nell’impegno gioioso di salvare il “caro prossimo” che è costato ogni goccia del Sangue di Cristo. 

​Morì a Roma, in Via Rasella, il 20 agosto 1866 consumata dalla malattia e dall’Amore di Cristo; venne sepolta nel Cimitero del Verano per desiderio del Papa Pio IX che la conosceva di persona e ne aveva grande stima e che donò anche la tomba che ne accolse le spoglie mortali. La sua fama di santità non diminuì, fu Beatificata a Roma in San Pietro da Pio XII il 1 ottobre 1950. Nel Concistoro del 7 marzo 2003 il Papa Giovanni Paolo II ne riconosceva la santità per la Chiesa universale e fissava la data della canonizzazione al 18 maggio 2003 in Piazza San Pietro.

stanza Santa Maria de Mattias
La stanza di Santa Maria de Mattias
Ingresso della Casa Natale di Santa Maria de Mattias
L'ingresso della casa natale di
Santa Maria de Mattias
Statua di Santa Maria de Mattias
Statua di Santa Maria de Mattias
presso la chiesa di San Martino
a Vallecorsa

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